Si dice le disgrazie non arrivino mai da sole e si snodino sinuose lungo il corso accidentato delle nostre vite balorde seguendo il principio dell’accumulo, o del “chiù simm e chiù belli parimm”. Perché se essere una ragazza madre cocainomane vestita in abiti animalier non coordinati (brrr…) in fuga da un’epidemia zombie, costretta a vagare a piedi per giorni nel deserto inseguita da un morto che cammina, sola, disidratata e in costante pericolo non fosse abbastanza, a peggiorare il tutto, come da tradizione, arriva la ciliegina sulla torta: il ciclo mestruale.
It stains the sands red del canadese Colin Minihan (uno dei due Vicious Brothers, che ci hanno regalato quella grande occasione mancata di Grave Encounters), è un brillante film a tema zombie, che come una lucertola sviluppa una nuova coda ogni volta che la vecchia viene tranciata via. La prima parte del film sciorina i cliché tipici del genere per sbarazzarsene alla svelta: così dopo la prima morte idiota e le decisioni deprecabili della protagonista Molly – che preferisce attraversare il deserto a piedi, indossando scomodissimi tronchetti con plateau e seguita costantemente da uno zombie, anziché provare, che ne so, a spingere una macchina perfettamente funzionante la cui ruota è rimasta incastrata nella sabbia, o a sbarazzarsi quanto meno dello zombie – inizia la parte realmente geniale del film, un po’ odissea nel deserto e un po’ percorso di empowerment in salsa anticapitalista. Non riuscirei a interpretare diversamente il cammino di crescita interiore di Molly, che si libera di certi feticci simbolo del consumismo e panacea del benessere economico (come alcol, droga, sigarette, facili guadagni, un uomo ricco da spennare ) per concentrarsi sulla propria umanità, su ciò che le rimane di più caro. Né sembra una coincidenza che lo zombie sia un colletto bianco, o ancora che il surreale legame di reciproca dipendenza con tanto di rovesciamento dei rapporti di forza tra Molly e il morto vivente ricordi in qualche modo una versione post-apocalittica e delirante di Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto.
It stains the sands red vince perché utilizza un tema classico e abusato in maniera innovativa ma senza mai mancare di rispetto al maestro Romero. Perché gli zombi, si sa, non possono morire, nemmeno cinematograficamente: chi vuole sopravvivere deve ingegnarsi e lasciarsi alle spalle le solite mosse scontate e optare per la diversità. Anche cinematograficamente.
1 commento su “It stains the sands red: la follia della donna ci salverà”