“Ogni corpo ha un segreto”, parola di medico legale. Niente di meglio di una bella autopsia per fare luce sulle cause di morte più misteriose, per dare voce a chi non può più parlare. Quando però durante l’esame di un corpo senza vita iniziano ad accadere fatti inspiegabili, anche il più scafato dei coroner può trovarsi in ambasce.
Autopsy – il titolo originale è “The autopsy of Jane Doe” – del norvegese André Øvredal è un incubo claustrofobico che inizia e termina all’interno di un obitorio americano a gestione familiare. Il dottor Tilden, pellaccia dura e approccio ironico al mestiere condotto da una vita, si trova a dover esaminare il corpo di una giovane donna non identificata (ribattezzata Jane Doe come da prassi per i senza nome), rinvenuta dalla polizia locale nel luogo di un delitto plurimo dai contorni decisamente poco chiari. Soprattutto non si capisce chi sia lei e perché sia stata trovata lì, mezza sepolta nello scantinato di una casa e senza nessuna relazione apparente con gli altri cadaveri rinvenuti. Il coroner, assistito dal figlio, inizia ad esaminare e sezionare il corpo perfetto della donna: la sua pelle è immacolata ma ciò che nasconde dentro, decisamente no. Assenza di rigor mortis, lingua mozzata, ossa di polsi e caviglie frantumate, organi in avanzato stato di decomposizione, segni impressi all’interno della pelle: ogni ipotesi su ciò che possa esserle successo viene subito scartata e stabilire la causa di morte diventa sempre più difficile con l’avanzare dell’indagine su un cadavere al di sopra di ogni sospetto. Ma quando nella sala autoptica iniziano a verificarsi in successione rapida un po’ troppi eventi inspiegabili e inquietanti, difficili da liquidare come semplici coincidenze o frutto della suggestione cui i coroner sono presumibilmente immuni, appare chiaro come quel corpo immobile ne sia in qualche modo responsabile.
The autopsy of Jane Doe/ Autopsy è un horror sovrannaturale ben riuscito che apre una breccia nelle mura apparentemente impenetrabili della razionalità e del metodo scientifico, scardinandone le certezze e lasciando che il terrore prenda vita là dove in genere regna la morte. Un bel passo avanti per il regista di Troll Hunter.
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