Metti una sera in un night club polacco due sirene, disco music in sottofondo, paillettes e luci stroboscopiche tutt’intorno, voci ammalianti e grosse code di pesce servite agli sguardi affamati degli spettatori. Aggiungi una versione un po’ horror e un po’ spinta della Sirenetta di Andersen e ottieni The Lure (titolo originale: Córki dancingu) di Agnieszka Smoczynska, un musical horror polacco presentato lo scorso anno al Sundance Festival.
The Lure strizza un occhio alla commedia mentre con l’altro guarda al dramma sentimentale, stringendo ora la mano al musical, ora al gotico contemporaneo. Proprio come le sirene sue protagoniste, è un ibrido, metà commedia musicale e metà folk horror, in grado di navigare nelle difficili acque della fiaba rivisitata per poi camminare lungo le rive dell’iperstimolazione sensoriale con un tripudio di colori, suoni e suggestioni olfattive, gustative e tattili.
Le protagoniste, Dorata e Argento, sono due giovani e attraenti sirene, aria conturbante da teen e coda maleodorante dall’ombelico in giù. Quando le due si trovano fuori dall’acqua la coda cede il posto a due belle gambe: peccato manchi ciò che in genere ci si trova in mezzo. Rimane invece intatta la voce ammaliante, che farà loro guadagnare un posto sul palco di uno squallido night club di Varsavia che ricorda più un freakshow circense che un locale notturno.
Cantano, le nostre, legandosi in maniera quasi perversa a una sgangherata band di musicisti conosciuti in spiaggia e osservando gli umani come turiste in vacanza. Mangiandone qualcuno di tanto in tanto e rivelando la loro natura di creature pericolose e feroci a cui è concesso tutto, tranne che innamorarsi di un mortale senza essere ricambiate, pena la trasformazione in schiuma di mare. Inevitabilmente, una delle due sirene s’innamora del bassista della band (interpretato da quel belloccio di Jakub Gierszał, già visto durante la sua fase emo in Suicide Room), pur sapendo che l’unico modo per evitare la trasformazione finale è ucciderlo e mangiarlo. A scandire le tappe di una storia d’amore che va a rotoli le tante canzoni del musical, a volte accattivanti e riuscite a volte meno, alternate a piccoli siparietti collaterali votati alla stranezza e al nonsense.
Così, la giovane sirena Argento impara a conoscere l’amore nello stesso istante in cui sperimenta il dolore e la delusione: a nulla varranno l’amputazione della coda e la sostituzione con delle “vere” gambe, a nulla varrà l’estremo dono di sé. Non c’è alcun happy ending, per nessuno dei protagonisti. Mentre Dorata ospita in sé e alimenta un lato oscuro fatto di diffidenza e odio: a differenza della sorella, l’ammaliante sirena bruna non vuole conoscere l’amore ma solo banchettare con carne umana.
Attraverso momenti di vaga comicità e topos ribaltati, The Lure scardina i melensi cliché disneyani tornando alla natura più vera, triste e feroce della figura della sirena: non esiste alcun principe azzurro, ma solo un ragazzo invaghito di una creatura esotica che non potrà mai fare a meno di considerare un animale, un mero passatempo. La dicotomia tra luce e buio, bene e male, saggezza e irruenza, amore e odio è estremamente ambigua: chi è la vera eroina? La sirena dolce e innamorata che rinuncia alla propria natura e sceglie di morire d’amore oppure la sirena cattiva e spietata che asseconda l’istinto e rimane fedele a sé stessa?
“Don’t dream it, be it”, cantava Frank-N-Furter. Ma bisogna stare attenti a cosa si sceglie di diventare.
I really enjoyed this film – such an interesting blend of folklore, sexuality, music, and that great atmosphere of seedy nightclub glamour. I loved that it’s a very female story, and not an easy one – the director took an interesting road, in making a film like The Lure.
Mi dispiace, sto male a scrivere in italiano …
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It’s okay, thanks for your comment and hope you won’t feel bad about reading in Italian as well! 🙂 I enjoyed The Lure for the exact same reasons as yours. The pain it tells, the crazyness, the weird scenes, the realistic turn on the Little Mermaid’s tale. Everything is great, there.
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