Natale con i tuoi, Horror con chi vuoi: i film NON natalizi da guardare durante le feste

Per tutti gli anticonformisti delle feste comandate, per tutti coloro che si sono stufati dei vari elenchi che puntualmente consigliano Krampus, tutte le varianti dei babbi natale assassini – da To all a good night a Santa’s Slay – o i grandi classici horror natalizi come Silent Night Bloody Night insieme a proposte più recenti come Better Watch Out – passando dai vari Black Christmas, To all a good night, Rare Export, P2, Christmas Cruelty, e via discorrendo e che non vogliono avere a che fare con omini di marzapane cattivi e renne malefiche ma che non vogliono rinunciare a visioni horror tipicamente invernali, ecco un listone di film che magari hanno poco a che vedere col Natale in sé ma in cui ci sono tanta neve, tanto freddo, tanta paura.

Don’t look now (A Venezia… Un dicembre rosso shocking)
[Regno Unito/ Italia 1973 – Nicolas Roeg]
Una coppia distrutta dal dolore per la perdita della figlia, morta annegata in un lago, si ritrova nel mese di dicembre a Venezia, rappresentata come un non-luogo freddo e labirintico in cui ogni volto sembra estraneo e ogni finestra sembra scrutare in segreto, mentre avvengono una serie di delitti sui quali nessuno riesce a far luce. Dopo l’incontro con un’anziana veggente cieca dall’aspetto estremamente inquietante, la coppia si scopre fortemente divisa nell’elaborazione del lutto: razionale e scettico ma tormentato di visioni lui, mistica e piena di fede nei messaggi della veggente lei. Don’t look now è di una forza visiva incredibile, dai colori aggressivi, i volti dei personaggi destinati a rimanere incisi nella memoria, così come certe scene, a partire da quella famosa, lunga e spinta di sesso, che all’epoca destò parecchio scalpore.

 

Wind Chill (Ghiaccio rosso sangue)
[USA 2007 – Gregory Jacobs)


Non lasciatevi ingannare dall’ennesimo bruttissimo e inspiegabile titolo italiano: qui di sangue se ne vede ben poco. I protagonisti sono due studenti del college che, in occasione del rientro per le vacanze natalizie, condividono la strada e le spese con una specie di Blablacar ante litteram. Simpatica come un dito in culo lei (Emily Blunt, non a caso), disinvolto come un quattordicenne complessato lui, la strana coppia si trova bloccata al freddo e al gelo in una strada secondaria sperduta in cui – ovviamente – non c’è campo né sembra passare anima viva: e a fare paura non è tanto il rischio di morire assiderati, quanto le strane presenze che fanno capolino dal ciglio della strada nel corso di un’interminabile notte.
Si tratta di un horror a cottura lenta in cui i dialoghi rappresentano una soluzione intelligente alla necessità di portare avanti un film con un budget non altissimo. E se le cose sembrano farsi confuse, a un certo punto, si può sempre fare un passo indietro e confidare nell’eterno ritorno in una strada in cui le leggi del tempo e della logica sembrano essersi sospese.

Sulla stessa lunghezza d’onda, ma in versione decisamente meno intimistica, con un cast di tutto rispetto e una spiccata venatura comica c’è Dead End (Quella strada nel bosco). Questa volta a perdersi nei meandri di una scorciatoia popolata da fantasmi e paradossi è una famigliola sull’orlo di una crisi di nervi – Ray Wise nelle ingombranti vesti del pater familias, l’onnipresente Linda Shaye nel ruolo di madre stralunata – intrappolata tra dialoghi di pochissimo spessore e una strada di non ritorno alla vigilia di Natale.

Let the right one in (Lasciami entrare)
[Svezia 2008, Tomas Alfredson]

Essere adolescenti non è facile, né per l’introverso Oskar, né per Eli, magnetica vampira dodicenne i cui occhi hanno vissuto secoli. Per loro l’amore esiste e ha le sembianze di uno scambio di solitudini con la complicità felpata della neve e dell’algido buio scandinavo. Horror con pochissimo orrore, Let the right one in – da vedere rigorosamente in versione originale – è comunque uno dei migliori film prodotti dal 2000 in poi, imprescindibile visione invernale e sempre presente tra i consigli per un approccio diverso al mondo dei vampiri.

E, per chi apprezza particolarmente i film svedesi ma è più in vena di un horror senza troppe pretese che strizzi l’occhio alla commedia, c’è Frostbiten di Anders Banke, una gradevole chicca nascosta – nascosta molto bene, difficile da reperire ma facile da apprezzare – in cui entrano in scena nazisti, vampiri, adolescenti, festini e droghe facili, rispettosi omaggi agli anni Ottanta e nani da giardino, con tante battute ed effetti speciali di un certo livello.

February / The Blackcoat’s Daughter
[USA 2015 – Oz Perkins]

Le adolescenti nascondono sempre dei segreti. Alcuni di essi sono terrificanti. Rivelare quelli delle protagoniste di questo film (già segnalato tra i migliori horror del 2015), però, rischia di rovinare la sorpresa a chiunque non l’abbia ancora visto. Basti sapere che la vicenda ruota intorno alle peripezie decisamente dark di tre giovani ragazze: Kat (interpretata da Kiernan Shipka, la figlioletta di Don Draper in Mad Man), che vive in un convitto momentaneamente svuotato per le vacanze invernali e aspetta – invano – che i suoi genitori vengano a prenderla. Per passare il tempo, si reca sovente nello scantinato a venerare una grande caldaia accesa, probabilmente la cosa più simile agli inferi che si trova sottomano; Rose, rimasta anche lei in convitto, che teme di essere incinta e temporeggia per ritardare il momento dell’incontro coi genitori. Il suo passatempo è raccontare a Kat storiacce di suore che adorano il demonio. Da qualche altra parte poi, una ragazza di nome Joan  (Emma Roberts, stavolta la serie di provenienza è American Horror Story) scrocca un passaggio in macchina a una coppia di genitori che hanno perso la figlia anni addietro. Il suo passatempo consiste invece nell’uccidere gente a caso e reciderne la testa.
Trama complessa con tanto di plot twist multiplo carpiato, atmosfera cupa, ora ovattata di neve ora intrisa di sangue e regia perfettamente curata sono gli ingredienti principali di questo bel film del canadese Perkins. Che l’anno scorso ci ha provato di nuovo (senza riuscirci) con il noiosissimo I am the pretty things that lives in the house.

Kwaidan
[Giappone 1964 – Masaki Kobayashi]

Kwaidan è una lunga, ma visivamente ineccepibile, e importante, pellicola horror giapponese del 1964 in cui una voce fuori campo racconta storie di fantasmi. Sono quattro gli episodi che compongono il film: tra questi il secondo, intitolato “La donna della neve”, narra una storia di segreti e d’amore nata al gelo di una fortissima nevicata invernale. Ma vale la pena guardarla per intero, questa antologia di episodi che racconta il folklore giapponese restituendo un senso di genuina inquietudine e immagini destinate a rimanere impresse nella memoria, segmenti non invernali inclusi.

Bonus:
The Midnight Sun (Il sole di mezzanotte) – The Twilight Zone (Ai confini della realtà)

Non è un film, non è propriamente un horror, ma non esiste serie vintage più inquietante né esiste visione più adatta alle fredde serate invernali di The Twilight Zone. Che come tutte le serie ha sfornato alcuni episodi tipicamente natalizi, ma non questo, che invece nonostante il caldo insopportabile rappresentato, ha un che di… Agghiacciante. E che nonostante sia parecchio datato, porta in scena lo spauracchio del climate change: chi l’ha visto, sa perché. E a chi non l’avesse visto, non si rovini la sorpresa.

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