Inutile girarci intorno: ogni storia d’amore è un po’ anche una storia d’orrore. La prova sta in quel lungo brivido di paura che ogni singola volta corre veloce dall’amigdala al duodeno al solo pensiero di avere a che fare con il proprio ex. O nelle svariate occasioni in cui il fantasma della persona amata sia apparso a tormentarci sotto forma di casuale ritrovamento di oggetti più o meno significativi nascosti in luoghi più o meno significativi. O semplicemente nell’incubo dei suoi calzini sporchi da lavare o dei suoi capelli annidati ovunque, se non vogliamo scendere troppo nel drammatico.
Ma il connubio amore-paura fa bella mostra di sé soprattutto nel cinema horror, quasi mai esente da incursioni da parte del sentimentalismo. Prerogativa dei grandi classici in bianco e nero giunta quasi intatta ai giorni nostri, la storia d’amore come elemento cardine del film horror o come sub-plot più o meno funzionale alla sceneggiatura è un’entità apparentemente imprescindibile per i più. Sono poche, infatti, le pellicole in cui non siano presenti una storia d’amore, un innamoramento lampo o almeno una coppietta in camporella.
Ecco quindi una prima selezione di film horror che declina in maniera variegata il concetto di amore, suddivisa per categorie e schieramenti, con una pellicola capofila e suggerimenti per affinità elettive. E con un occhio di riguardo, come sempre, per le produzioni indipendenti, neglette e scalcagnate.
Cliccate sulle anteprime delle immagini per sfogliare la gallery e fateci sapere nei commenti qual è il vostro horror d’amore preferito.
ANIME GEMELLE – Team Assassini
Anche i cattivi amano: Dio li fa, loro accoppano. Che si tratti di natural born killer o di assassini accidentali, il cinema horror pullula di film a base di amanti degli assassini. Consigliati alle coppie annoiate in cerca di forti emozioni.
Capture, Kill, Release (2016, Nick McAnulty). Cosa siete disposti a fare per amore? Farhang sarebbe capace di qualsiasi cosa. Persino di uccidere, per il puro gusto di farlo, assecondando l’insaziabile voglia omicida della fidanzata Jennifer. L’importante è seguire le sue regole: catturare uno sconosciuto, ucciderlo a sangue freddo, sbarazzarsi del corpo senza lasciare tracce. E riprendere tutto con una telecamera.
Creep 2 (2017, Patrick Brice). Lui è un serial killer carismatico, lei è una video maker molto intraprendente, forse un po’ troppo. Scatta l’amore, insieme a inquietanti scherzi da assassino. Lei non le manda a dire e gli rende pan per focaccia. Leggi la recensione completa:
https://bit.ly/2JKBUIH
Les Diaboliques (1955, Henri-Georges Clouzot). Grande classico della suspance con elementi horror, più che una storia d’amore è una storia di odio. E di paure, sensi di colpa, apparizioni allucinate e vendetta.
Deathgasm (2015, Jason Lei Howden). Lui è un metallaro sfigato vittima dei bulli. Lei è la bonazza della scuola. Ovviamente formano una coppia fantastica, l’unica in grado di contrastare il Male evocato accidentalmente nella quieta Greypoint, Nuova Zelanda. Leggi la recensione completa:
https://bit.ly/2yfpwvM
Night of the Creeps (1986, Fred Dekker). Chris e Cynthia sono una delle coppie più belle dei B-movie anni Ottanta: giovani, statunitensi, un po’ meno idioti dei loro coetanei, hanno tutte le carte in regola per contrastare un’invasione aliena che trasforma le persone in zombie.
ANIME GEMELLE – Team Psicopatici
Pensavo fosse amore, e invece era sequestro di persona. Il lato più violento e controverso dei rapporti di coppia fa bella mostra di sé in alcune pellicole che mostrano un orrore crudo e reale, ovvero tutto ciò che non vorremmo mai nemmeno immaginare ogni volta che incontriamo qualcuno e pensiamo che forse, stavolta, potrebbe trattarsi della persona giusta.
Blue Movie (1978, Alberto Cavallone). Per Claudio, fotografo pieno di traumi e perversioni, esistono parecchie maniere fantasiose per intraprendere una relazione tossica e scandita da abusi con ognuna delle tre donne che hanno incrociato il suo cammino. Opera visionaria di Cavallone, che non lesina scene softporn intervallate da momenti surreali dal forte impatto visivo.
Hounds of Love (2016, Ben Young). Lui ama adescare le ragazzine per poi abusarne e dopo un po’ ucciderle. Lei lo assiste in tutto e per tutto. Ma il rapporto tra questi due mostri non è idilliaco e basterà poco a far vacillare un amore basato sulle reciproche debolezze.
The Poughkeepsie Tapes (2007, John Erick Dowdle). Ha ben poco di romantico, questo found footage a metà strada tra il mediocre tipico di certi found footge e il genio creativo insito nella continua ricerca dell’estremo. In ogni caso, c’è un serial killer dotato di parecchia fantasia che, tra un omicidio e l’altro, rapisce una ragazzina e ne abusa fisicamente e psicologicamente al punto tale da annullarne la personalità e farla innamorare di lui. Still a better love story than Twilight.
Trouble every day (2001, Claire Denis). Corè è bellissima, affascinante, sexy e ipnotica. Ha un solo difetto: è cannibale. Suo marito fa di tutto per proteggerla e occultarne i frequenti delitti. Ma la sensualità di Corè miete una quantità preoccupante di vittime. Una delle opere più raffinate e intense sul cannibalismo e sull’amore.
The Berlin Syndrome (2017, Cate Shortland). Andi è bello, dolce, interessante. È il perfetto sconosciuto del quale non ci si dovrebbe mai fidare. E invece Clare si fida, trasformandosi da intrepida turista in terra straniera a oggetto di un’ossessione malata.
IL TRIANGOLO NO. ANZI, SÌ – Team Traditori
Subito o perpetrato, il tradimento è uno dei perturbanti tipici della relazione amorosa nonché ottimo elemento al servizio della sceneggiatura cinematografica. Solo che diventa tutto molto complicato quando vengono coinvolti vampiri, fantasmi o poteri sovrannaturali. Nemmeno il cinema horror fa eccezione, mettendo volentieri in scena rapporti un po’ troppo affollati e triangoli spaventosi.
The Shout – L’Australiano (1978, Jerzy Skolimowski). Lui è strano, affascinante, è cattivo e conosce antichi rituali sciamanici in grado di uccidere, ridurre alla follia, fare innamorare, fare dimenticare. Una volta entrato nella vita di Rachel e Anthony, l’australiano non vorrà uscirne più. Pellicola horror folk e piccolo capolavoro sperimentale che colpisce dritto allo stomaco.
Les lèvres rouges – La vestale di Satana (1971, Harry Kümel). Una coppia in viaggio, la contessa Bathory in persona, la sua assistente e strani intrecci tra i quattro. Un film sorprendente per scelte estetiche e derive visionarie, è un meltingpot di generi e suggestioni.
Vargtimmen – L’ora del lupo (1968, Ingmar Bergman). Il sonno della ragione genera mostri, così come il senso di colpa o i ricordi di un passato che non ha mai smesso di tornare a galla. Lo sa bene il pittore Johan Borg, ossessionato da presenze inquietanti e dai ricordi una donna non (più) sua, mentre la bella e giovane moglie Alma rimane sullo sfondo a guardare e soffrire. Un horror metafisico carico di sofferenza, piccola gemma della produzione bergmaniana.
Nosferatu: Phantom der Nacht (1978, Werner Herzog). Forse non tutti sanno che la storia di Nosferatu non è altro che il racconto di un adulterio ben censurato. Lei si concede al vampiro, sacrificandosi, perché è l’unico modo per sconfiggerlo, lui – il marito – è uno sprovveduto e non si accorge di nulla, l’altro ne approfitta per affondare i canini sul letto coniugale. Il remake del capolavoro di Murnau pone l’accento sul carisma e sulla sensualità sofferente del vampiro Klaus Kinski e della vittima sacrificale Isabelle Adjani. Non si può dire non formino una bella coppia.
The Hunger – Miriam si sveglia a mezzanotte (1983, Tony Scott). No, l’amore non è per sempre. Nemmeno se sei un vampiro, nemmeno se vivi in eterno. Nemmeno se sei David Bowie. In questa pellicola super patinata, le storie d’amore si decompongono come i corpi di coloro che le vivono. Miriam è una vampira che colleziona amanti, sempre pronta a sostituire il vecchio con il nuovo ma mai disposta a rinunciare a nulla. Da vedere, perché quello tra Catherine Deneuve, Susan Sarandon e Bowie è uno dei triangoli amorosi più strani e conturbanti del cinema horror.
NON SEI TU, SONO IO – Team Brutte sorprese
Il meccanismo è ben collaudato: due persone s’incontrano, s’innamorano, stanno insieme e provano a vivere felici e contente il più a lungo possibile. Finché non si accorgono che il proprio partner nasconde terribili segreti o possiede una natura ostile, mai sospettata o immaginata, : nella vita reale si rivelano così i violenti, i bugiardi, quelli indebitati fino al collo o i noiosi (i peggiori). Nel cinema horror emergono ben altre mostruosità, perfette metafore di un grave errore di valutazione.
Spring (2014, Justin Benson, Aaron Moorhead). Pellicola d’esordio dei bravissimi Benson e Moorhead, è una storia d’amore con tutti i crismi, ambientata in Italia (una Polignano a mare che però è anche un po’ Pompei). L’idillio rischia di interrompersi quando dalla graziosa protagonista emergono inquietanti e inequivocabili segni di appartenenza a una specie non umana, come bozzi, tentacoli e rumori sospetti. Ma se è vero che nessuno è perfetto e che l’amore vince su tutto…
Thelma (2017, Joachim Trier). Thelma è timida e pura come una cerbiatta, educata dalla famiglia a reprimere la sua sessualità così come le sue pericolose capacità psicocinetiche pronte a esplodere e a distruggere tutto ciò che ama. Un horror soft e di classe che si agita con la potenza di una scossa tellurica sotto la quieta superficie di un lago.
Get Out (2017, Jordan Peele). Incontrare la famiglia della fidanzata non è mai facile. Soprattutto se lui è nero e se loro, bianchi, non sono razzisti, ma. Get Out mette in scena una versione distorta e terrificante del motto “once you go black, you never go back”. La recensione completa:
https://bit.ly/2LLBPl8
Honeymoon (2014, Leigh Janiak). Generalmente trascorre un po’ di tempo dal giorno del matrimonio prima di trasformarsi in persone orribili e rovinare la vita del partner. Qui però la protagonista si dà da fare già durante la luna di miele, andando incontro a una raccapricciante metamorfosi. Un horror che è un po’ sci-fi, un po’ rappresentazione del “non ti riconosco più”.
Da sweet blood of Jesus (2014,Spike Lee). Loro sono Ganja e Hess reinterpretati da Spike Lee. Sono belli e si amano alla follia. Quando lui rivelerà un inquietante dettaglio sul suo stile di vita, lei non potrà fare altro che lasciarsi coinvolgere in un baratro di infelicità e dipendenza. That’s amore.
MI MANCHI! Team Nostalgia Canaglia
Se è vero, come spiega Platone nel Simposio con l’accattivante mito dell’androgino, che ogni individuo è costantemente in cerca della propria metà per tornare a uno stato di perfezione, è altrettanto vero che quando la suddetta metà viene meno, l’individuo non può che nutrirsi di ricordi, succedanei e fantasmi. E l’horror non può che dare un assist ultraterreno a queste tristi nostalgie, terreno fertile per elaborazioni spaventose del lutto e dell’assenza.
Red White & Blue (2010, Simon Rumley). Una feroce istantanea a fare da sfondo al sogno americano trasformatosi in incubo e che ritrae gli spauracchi e lo squallore della società statunitense contemporanea, all’interno della quale si muovono i personaggi di una tragedia violenta in cui tutti sono vittime di sé e degli altri. Non esiste nulla di puro e di buono se non la complicata relazione tra Erica e Nate, un rapporto nemmeno iniziato, l’unico destinato a durare. Una pellicola indipendente sull’amore, sull’odio e sulla vendetta dai toni forti e violenti, che vira verso l’estremo senza mai concedere tregua allo spettatore.
L’abominevole dr. Phibes (1971, Robert Fuest). Phibes sopravvive alla morte, indossa maschere e protesi, congegna una serie di intricati delitti al solo scopo di vendicare la donna amata. Romanticismo d’altri tempi.
Absentia (2011, Mike Flanagan). Un uomo scompare nel nulla senza lasciare traccia e dopo sette anni, la moglie prova a crearsi una nuova vita, dichiarando il compagno morto in absentia. E proprio in quel momento, lui torna. Malridotto, sconvolto, poco presente rispetto a sé stesso e ostaggio della terrificante entità responsabile della sua sparizione. Quando si dice il tempismo.
Dellamorte Dellamore (1995, Michele Soavi). Lei è incredibilmente bella e dispettosa, peccato che sia morta. Lui è Dylan Dog e si strugge d’amore ogni volta che lei gli appare, immemore di ciò che era ma sempre e comunque attratta da lui. Insieme fanno una coppia bellissima destinata, incontro dopo incontro, ad amarsi per poi separarsi. Leggi la recensione completa:
https://bit.ly/2JJJpMs
A Ghost Story (2017, David Lowery). Non fa neanche un po’ paura, il fantasma con lenzuolo di A Ghost Story. Ma la sua presenza surreale racconta in maniera unica il dolore per il distacco improvviso dalla persona amata. Si tratta di uno spirito inquieto in piena regola, che ha qualcosa in sospeso da risolvere che lo trattiene per l’eternità. Quel qualcosa è l’amore. Se ne parla qui:
https://bit.ly/2l7VZKL
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