[Recensione] The Endless: verso l’infinito e horror

Era il lontano 2012 e due giovani registi-scenografi-produttori rispondenti ai nomi di Justin Benson e Aaron Moorhead confezionavano “Resolution“, un piccolo gioiellino horror indipendente sconosciuto ai più. Quel film è il punto di partenza e di ritorno essenziale nel quale emerge già la cifra stilistica del duo, destinato a rimanere unito nelle seguenti produzioni (Spring e VHS / Viral, fyi): basso budget e buone idee, paradossi spazio-temporali e atmosfere lovecraftiane, approccio personale e disinvolto alla macchina da presa.

[Attenzione: da qui in avanti troverete spoiler rilevanti sulla trama]

Sei anni dopo, Benson e Moorhead tornano alla carica, forse con qualche soldo in più ma sempre fedeli alla loro idea di cinema, rilasciando quello che la stampa americana definiva pomposamente ancor prima della sua uscita “il miglior horror del 2018”. The Endless è quindi il nuovo prodotto dei due talentuosi statunitensi che stavolta oltre a scriverlo, dirigerlo e produrlo se lo recitano pure da protagonisti: sono giovani, belli e discretamente credibili con le loro espressioni stralunate e l’aria di chi ha appena scoperto che otto per otto fa sessantaquattro.

Parlare di Resolution e averlo visto è il primo passo fondamentale per approcciarsi a The Endless: vuoi perché i due film sono interconnessi, vuoi perché nella prima pellicola emerge già un meccanismo peculiare di rimandi e loop temporali che preso a sé può far pensare a una variante del nastro di Möbius o a un divertissement metacinematografico: come se l’intera vicenda, di due amici rinchiusi in una casa che iniziano a ricevere vhs con impresse le riprese di momenti vissuti poco prima, proprio come se qualcuno di invisibile li stesse osservando dall’esterno, non fosse altro che una manifestazione misterica del cinema e l’orrore provato dai protagonisti non fosse altro che la raggiunta consapevolezza di non essere altro che personaggi gestiti e osservati in maniera maniacale da un brutale burattinaio che di loro dispone a proprio piacimento.

Nella seconda pellicola ci troviamo nuovamente al cospetto di uno scenario tipicamente nordamericano: due fratelli – Justin e Aaron – scappati anni addietro da una setta arroccata da qualche parte in California, decidono, dopo aver ricevuto una vhs con un appello pressoché incomprensibile, di tornare a far visita ai membri di quel culto che nemmeno loro sembrano aver conosciuto davvero. Proprio come alcuni quesiti destinati a rimanere irrisolti e soggetti a differenti interpretazioni – come ad esempio se esista un dio, o da dove provenga la vita sulla Terra, o come si pronunci esattamente la parola “Ifigenia” – la stessa sorte tocca anche a quello sul perché la sceneggiatura preveda un motore dell’azione così improbabile. Perché per il resto non vi sono particolari debolezze nella trama di The Endless, anzi: la scrittura la fa da padrona, è ben congegnata e sopperisce con buone idee alla mancanza di budget stellari.
Due fratelli dunque, che in maniera specularmente opposta fanno i conti con il proprio passato e una setta che sembra un’innocua comune per gente di città alla ricerca di forti emozioni. E l’orrore dove risiede? Sta nei piccoli fatti inspiegabili che iniziano a verificarsi in maniera un po’ troppo frequente per essere considerata un semplice caso; sta in quei fenomeni atmosferici di rifrazione della luce che alterano l’aspetto del paesaggio circostante, rendendolo sempre più inquietante e alieno con le sue tante lune; sta in quella misteriosa, insondabile ma reale presenza gigantesca e oscura nascosta da qualche parte nel buio del cielo, invisibile agli umani, che con essi gioca a tiro alla fune. Ed è solo dopo aver accettato l’idea che sì, esiste un dio, i nostri protagonisti scoprono che si tratta di un’entità feroce e immensa il cui passatempo preferito consiste nel disporre della vita dei suoi adepti creando per loro delle bolle temporali all’interno delle quali sono destinati a rimanere, vivere e morire per sempre, in loop, per un lasso di tempo che varia dai pochi secondi a qualche anno. La fine del ciclo temporale coincide con la morte di chi vi è coinvolto: poco importano le varianti pressoché infinite di ciò che può accadere al suo interno.

Ora che la verità è svelata, ora che la risposta a una delle domande fondamentali viene in parte fornita, ora che la vicenda di Resolution viene imbrigliata in questo agghiacciante gioco di eterni ritorni (i due protagonisti sono solo due dei tanti intrappolati nelle pozze temporali e la loro storia, osservata nel dettaglio, fa capolino per qualche secondo all’interno del nuovo film), ai due fratelli non rimane che decidere se optare per una versione trial dell’immortalità fatta di eterni respawn o se gentilmente declinare l’offerta e vivere, soffrire e morire una sola volta. Sempre che la grande creatura sia d’accordo, è ovvio.

A metà 2018 inoltrata è possibile dare in parte ragione alla stampa americana e definire The Endless come uno tra i migliori film del panorama indipendente: forse non per tutti i palati, adatto ad appassionati di fantascienza ancor prima che di horror, scorrevole nella narrazione ma al contempo complesso, proprio come i meccanismi a orologeria che dispongono della morte, anzi delle morti, di quegli esseri umani che si muovono al suo interno simili a minuscole formiche al cospetto dell’Infinito.

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