Dopo aver stupito e centrato nel segno con il bellissimo “Goodnight Mommy” (Ich seh, Ich seh), i registi austriaci Severin Fiala e Veronika Franz ci provano ancora con “The Lodge“, un horror psicologico nuovamente a base di ragazzini problematici, nuovamente ambientato all’interno di una casa glacialmente austera, nuovamente basato sull’effetto sorpresa e quindi terribilmente prevedibile.
Aidan e Mia sono da poco rimasti orfani della madre, suicidatasi senza far troppi complimenti con un colpo di pistola alla bocca dopo la separazione dal marito. Questi ha la brillante e delicata idea di presentare la sua nuova compagna Grace ai figli in occasione delle feste natalizie, lasciando i tre da soli a divertirsi in una casa di montagna, ad attaccare addobbi e guardare tipici e amni film natalizi come “La Cosa” di Carpenter mentre lui è via per alcuni giorni. Cosa potrà mai andare storto? Tutto, se lo sconvolgimento emotivo di due ragazzini segnati dal dolore si unisce alla loro voglia di screditare la nuova arrivata in qualsiasi modo, con l’aggiunta di giorni trascorsi in totale isolamento a causa di una bufera di neve insieme al riaffiorare dei brutali traumi psicologici della matrigna, unica sopravvissuta di un suicidio di massa all’interno di una setta cristiana fondamentalista.
[Disclaimer: seguono spoiler rilevanti sulla trama]
In The Lodge emergono alcuni tratti salienti, a livello stilistico e contenutistico, che non possono che costringere a un confronto con la precedente opera di Severin e Fiala, Goodnight Mommy: la grande attenzione riservata all’architettura e agli interni delle case in cui si svolge la maggior parte dell’azione, la presenza di bambini sconvolti da un lutto familiare, la diabolica progettazione di scherzi che si rivelano poi attentati alla vita o alla salute mentale della figura adulta, la sostituzione vera o presunta della figura materna e il plot twist finale. Nel caso di Goodnight Mommy, del quale si raccomanda la visione, si trattava però di una svolta terrificante e poco prevedibile e il gioco di continuo interscambio tra i punti di vista dei protagonisti era reso in maniera solida e convincente. The Lodge risulta altrettanto sorprendente solo se non si è già visto Goodnight Mommy, perché utilizza gli stessi meccanismi narrativi ma ne dispone in maniera parecchio prevedibile: è chiaro che i due giovani protagonisti odiano colei che sta prendendo il posto della loro madre ed è chiaro che cercheranno di sabotarla, ed è altrettanto chiaro che l’azione si evolverà in una tragica escalation di violenza. Mia e Aidan inducono Grace alla follia, minandone la già precaria salute psichica, e contrariamente a quanto avveniva in Goodnight Mommy, ne rimangono vittime.
C’è anche il dettaglio fondamentale della casa delle bambole, inquadrata più e più volte nel corso del film, come a voler far capire a tutti i costi che è lì che bisogna guardare per capire cosa succederà a breve. Un evidente richiamo a Hereditary di Ari Aster che fa sbiadire tuttavia il tocco personale dei due registi austriaci, capaci di ottime scelte stilistiche e non certo bisognosi di mutuare idee altrui.
The Lodge è un horror costellato di buone intenzioni, di ottima fattura da un punto di vista tecnico – la fotografia cupa e adamantina, i dettagli estremamente curati, le interpretazioni intense e dolorose, l’atmosfera ansiogena di costante tensione – ma a tratti poco soddisfacente da un punto di vista concettuale: sebbene in varie occasioni il film avrebbe potuto spiccare il volo osando di più, avendo a disposizione la granitica potenzialità di una donna sopravvissuta a un grande suicidio di massa e afflitta da disturbi psicotici, preferisce rifugiarsi nella zona di comfort del classico horror psicologico in cui l’ambiguità e la tensione la fanno da padrona, lasciando quasi addosso una sensazione di déjà-vu.