Come se avere a che fare con fantasmi, serial killer immortali, creature degli incubi, realtà parallele, mostri, zombi, alieni e vampiri non fosse già abbastanza, a destabilizzare definitivamente l’idea di quiete domestica nel cinema horror è una folta compagine di oggetti o soggetti apparentemente innocui, magari privi di capacità senzienti e volontà o tradizionalmente considerati non ostili, che per una ragione o per l’altra assurgono a mortali nemici assetati di sangue.
Questo listone si concentrerà dunque sui villain più assurdi, escludendo alcune macro-categorie, come gli animali killer – sui quali è già stata stilata una lista a parte – oppure i bambini killer, anche loro già presenti in una lista dedicata, o le bambole assassine e privilegiando le pellicole con un maggiore gradiente di inverosimiglianza, i b-movie, il principio dell’esaltazione dell’oggetto foriero di morte e distruzione.
DEATH BED – THE BED THAT EATS
[USA 1977 – regia di George Barry]
In un casolare abbandonato c’è un letto a baldacchino in ottime condizioni (persino con lenzuola pulite e ben stirate) che fagocita, uccidendolo, chiunque ceda alla tentazione di schiacciarvi sopra un pisolino. Con l’aiuto di una misteriosa schiuma gialla e dell’incondizionata fiducia da parte dei numerosi passanti che si abbandonano ingenuamente tra le braccia di Morfeo, il letto miete un numero incredibilmente alto di vittime senza mai muoversi né parlare. A fargli compagnia, un quadro stregato parlante che commenta le malefatte del letto killer, rievocando le uccisioni più emozionanti e restituendo l’immagine di un materasso assassino poliedrico e dotato di fantasia.
Trama pressoché inesistente, recitazione più che amatoriale e budget da produzione casalinga, Death Bed è un b-movie semisconosciuto e di pessima qualità, in linea con le aspettative sugli horror con letti assassini.
Consigliato ai dormiglioni.
Coefficiente di assurdità: 5/5
***
KILLER SOFA
[Nuova Zelanda 2020, regia di Bernie Rao]
Cosa aspettarsi da un film incentrato sulle scorribande di un divano killer? Di certo alcune uccisioni scomode, magari anche delle sedute (spiritiche). Ma la prima cosa da sapere è che il divano killer che dà il titolo a questo piccolo capolavoro neozelandese, non è davvero un divano killer: è una poltrona reclinabile killer. Approfondendo la questione viene fuori che la poltrona reclinabile killer non è davvero una poltrona reclinabile killer: è un contenitore di anime dannate nonché il temporaneo confortevole soggetto ospitante un dybbuk, temibile demone della tradizione ebraica di passaggio in Nuova Zelanda per ragioni non meglio precisate. A indagare sulle terribili uccisioni perpetrate dalla poltrona reclinabile killer, le cui capacità recitative dovrebbero valerle un paio di Oscar, non c’è solo la polizia, ma anche un anziano quasi-rabbino e la sua compagna specializzata nel voodoo. A complicare il tutto, c’è una ballerina svampita che riceve in dono la strana poltrona reclinabile killer e c’è anche un lungo stuolo di ammiratori-stalker letteralmente ossessionati dalla giovane donna, al punto da fare qualsiasi cosa per lei – come ad esempio un rituale di evocazione demoniaca che darà il via all’intera strampalata vicenda.
Killer Sofa è un b-movie che supera di gran lunga le aspettative: dalla sceneggiatura alla recitazione, dalla messinscena agli effetti speciali, ogni aspetto del film rivela una cura che generalmente non viene riservata a commedie horror dalla vocazione trash. Persino il senso dell’umorismo è sottile, quasi in tralice, mai volgare. Una perfetta commedia horror che onora la grande tradizione degli oggetti indemoniati e che insegna a guardare con occhi diversi i divani e le poltrone, specialmente quelli reclinabili.
Consigliato ai poltroni (a prescindere dall’angolazione).
Coefficiente di assurdità: 4/5
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THE REFRIGERATOR
[USA 1991, regia di Nicholas Jacobs]
Per la maggior parte dei famelici compulsivi, il frigorifero conduce alla perdizione alimentare, ma in questo film l’elettrodomestico viene investito del ben più importante ruolo di porta dell’inferno. Lo scopriranno loro malgrado due giovani di belle speranze appena trasferitisi in uno squallido e costoso appartamentino di qualche quartieraccio di New York, uno fatalmente attratto dal frigorifero, probabilmente conquistato da un pezzo di formaggio Camembert che vi trova dentro, l’altra spaventata dall’ingombrante e letale frigo, che si dimostrerà capace di braccare, uccidere e portare all’inferno numerose vittime. Ad aiutare i due, un idraulico danzatore di flamenco in outfit bdsm.
L’enorme potenziale di un’idea del genere viene totalmente gettato alle ortiche con una messa in scena ridicola, in odore di demenzialità, che riesce ciononostante a regalare anche momenti di grande divertimento, mostrando le sorprendenti abilità motorie di un frigorifero in grado di circuire, inseguire, intrappolare, uccidere e sbugiardare il sogno americano in pochi secondi a dispetto della propria stazza e della mancanza di arti.
Consigliato a quelli che solo soliti aprire più volte il frigo durante il giorno per poi richiuderlo senza prendere cibo.
Coefficiente di assurdità: 5/5
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VORTICE MORTALE (THE WASHING MACHINE)
[Italia-Francia-Ungheria 1993, regia di Ruggero Deodato]
Scabroso e poco conosciuto giallo-thriller erotico a tinte horror dal titolo altisonante, Vortice Mortale non parla davvero di una lavatrice killer, ma di un killer che prova a scaricare la colpa dei delitti sull’indifeso elettrodomestico, approfittando dell’impossibilità di quest’ultimo di difendersi fornendo appropriate spiegazioni alla polizia sul perché al suo interno siano stati ritrovati resti di corpi umani recisi e maciullati. Tra frequenti scene di nudo, sordidi triangoli (ma anche rettangoli e dodecaedri) amorosi, misteri e sospetti, la lavatrice si ritaglia un ruolo importante e regala una performance più che convincente.
Consigliato a chi apprezza il cliché degli amplessi sulla lavatrice durante la centrifuga.
Coefficiente di assurdità: 1/5
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MONSTURD
[USA 2003, regia di Rick Popko e Dan West]
Un criminale psicopatico evaso dal carcere si nasconde nelle stesse fogne cittadine in cui una compagnia industriale ha occultato misteriose e pericolose sostanze tossiche. Dal fortuito incontro tra fuggitivo, scorie e feci nasce un mostruoso e gigantesco ibrido uomo-merda dall’aspetto vagamente antropomorfo, l’inequivocabile odore e il vezzo di spostarsi tra scarichi del water e canali fognari. Monsturd è una commedia horror scatologica che non si prende sul serio nemmeno per un secondo e che non ambisce a comunicare o a denunciare nulla, solo ad omaggiare la gloriosa tradizione delle horror comedy prodotte dalla Troma (il riferimento a The Toxic Avenger è palese); forse è per questo che riesce lì dove molti altri film del genere falliscono.
Consigliato a coloro che indulgono per lunghi intervalli di tempo seduti sul water.
Coefficiente di assurdità: 3/5
***
THE ABOMINATION
[USA 1986, regia di Bret McCormik]
Oscuro b-movie in cui il Male assume la forma di un espettorato sotto forma di massa tumorale fuoriuscita per caso da un accesso di tosse, The Abomination racconta le bizzarre vicende che coinvolgono il non più giovanissimo Cody e la di lui madre, fervida seguace di una pseudo-setta religiosa e convinta di avere espulso un tumore per miracolo. Ma quel tumore, quel piccolo ammasso di sangue e carne, è un Abominio, dotato di volontà propria e di inaspettate capacità motorie e riproduttive: nel giro di pochi giorni riesce a prendere possesso dell’inconscio di Cody, spingendolo a compiere efferati omicidi, e della cucina di casa, espandendosi in ogni cassetto, dispensa, stipite e persino nella lavatrice. Girato con un budget irrisorio e con un cast dalle scarsissime capacità interpretative, il film si fa perdonare la messinscena d’infima qualità regalando numerosi momenti splatter e concedendo alla storia del cinema horror uno dei cattivi più strani mai visti: un pezzetto di carne sputacchiato e cresciuto a dismisura tra i pensili della cucina.
Consigliato a chi vive ancora con la madre.
Coefficiente di assurdità: 3/5
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CYST
[USA 2020, regia di Tyler Russel]
La passione per i video “disgustosi” che mostrano orgogliosamente brufoli schiacciati, punti neri estratti e cisti incise ha conquistato una fetta molto ampia di pubblico su internet, al punto da dare vita a canali molto seguiti e programmi televisivi. In questo modernissimo b-movie a basso budget che rende omaggio a pellicole del passato (qualsiasi film degli anni Cinquanta o Sessanta incentrato sulla figura dello scienziato pazzo), questa morbosa passione per il pus altrui viene esaltata ed estremizzata fino al disgusto: un macchinario sperimentale, concepito per eliminare rapidamente le cisti di grosse dimensioni, tra bizze e malfunzionamenti finisce col dare vita a una gigantesca e cattivissima ciste assassina, che si attacca a chiunque entri in contatto, uccidendolo.
Consigliato ai fan della dottoressa Pimple Popper.
Coefficiente di assurdità: 4/5
KILLER CONDOM
[Germania-Svizzera 1996, regia di Martin Walz]
In un motel a ore di una New York germanofona imperversano curiosi sinistri a suon di evirazioni. A indagare è un ispettore di polizia superdotato di origini siciliane, tale Luigi Mackeroni, già cliente dello stesso motel per le sue frequentazioni nell’ambiente gay. Si scopre ben presto che a recidere i peccaminosi membri sono stati i preservativi, dotati di aguzza dentatura e capaci di muoversi, saltare ed emettere curiosi versi. Ma qual è il loro movente, chi si cela dietro le bestioline in lattice e soprattutto, come poter praticare sesso sicuro senza rischiare la recisione del pene?
Killer Condom è una produzione low budget indipendente che, pur rispettando la tradizionale tendenza al nonsense e alla demenzialità tipica dei film made in Troma, mantiene una certa dignità nella messinscena, calibrando le interpretazioni senza scadere in facili cliché: il protagonista è dichiaratamente e orgogliosamente gay, il mondo dei sex workers è raffigurato con molta naturalezza mentre il (vero) villain è il bigottismo omofobico di natura religiosa.
Consigliato a tutti quelli che “non sono omofobo, ma”.
Coefficiente di assurdità: 3/5
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THE HAND
[USA 1981, regia di Oliver Stone]
Di mani recise semoventi assassine, nel cinema horror, ce ne sono parecchie: da Le mani dell’altro (1921) con i suoi almeno due remake, al Mistero delle 5 dita (1946), da La mano strisciante (1963) a La maledizione (1973). Ma questo film, scritto e diretto da Oliver Stone e interpretato da Michael Caine, pur non spiccando nelle rispettive filmografie, lascia un’impronta autoriale all’interno del genere horror. Qui la mano cattiva in questione è quella del protagonista, recisa in un incidente stradale, sostituita con una protesi e tornata per togliere di mezzo chiunque infastidisca il suo “proprietario”, un disegnatore privato del suo principale strumento di lavoro e di buona parte della salute psichica.
Consigliato per i momenti in cui la situazione sfugge totalmente di mano.
Coefficiente di assurdità: 4/5
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DE LIFT
[Olanda 1983, regia di Dick Maas]
Quante morti può provocare un ascensore malvagio killer prima che si decida all’unanimità semplicemente di smettere di usarlo? Molte più del previsto, complice la difficoltà a realizzare che le morti non sono accidentali ma frutto di una conclamata tendenza omicida del macchinario. B-movie di buona fattura nonché dotato del valore intrinseco di essere tra i pochi film horror provenienti dall’Olanda.
Consigliato a chi preferisce prendere le scale.
Coefficiente di assurdità: 3/5
***
BUBBA HO-TEP
[USA 2002, regia di Don Coscarelli]
Di film che propongono una mummia come temibile assassino ce ne sono parecchi, ma solo uno mostra due anziani residenti di una casa di riposo -, rispettivamente un Elvis Presley invecchiato (a suo dire il vero Elvis, rimasto accidentalmente costretto nei panni di un suo imitatore) e un John Fitzgerald Kennedy invecchiato e afroamericano (a suo dire il vero John Fitzgerald Kennedy, nonostante le palesi incongruenze fenotipiche) – alle prese con una mummia che fa strage di anziani risucchiando via le anime attraverso il loro sfintere. Ottimo film dalle interpretazioni ineccepibili.
Consigliato a tutti, ma soprattutto agli anziani.
Coefficiente di assurdità: 3/5
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RUBBER
[Francia 2010, regia di Quentin Dupieux]
Doveroso includere nella lista quello che è probabilmente il film vincitore in assurdità e in popolarità per la categoria “villain improbabili”: un copertone killer capace di muoversi (rotolando, ovviamente) e di spargere terrore, morte e distruzione senza mai fallire un colpo. Un film sperimentale che ha fatto la storia del cinema di genere.
Consigliato a chi ama le emozioni forti.
Coefficiente di assurdità: 5/5
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THE HEARSE (INCUBO INFERNALE)
[USA 1980, regia di George Bowers]
Strano ma vero, Christine non è l’unica macchina infernale in circolazione: a contenderle il titolo c’è un carro funebre, che appare e scompare a suo piacimento, talvolta sembra guidarsi da solo, talaltra ha un inquietante conducente alla guida e che crea non pochi problemi alla protagonista del film, una giovane donna accolta poco calorosamente dagli abitanti del paesino in cui si era da poco trasferita, ospitata da una zia che morirà poco dopo e il cui cadavere sembra scomparire proprio mentre viene trasportato all’interno del problematico carro funebre.
Consigliato a chi ama la guida sportiva.
Coefficiente di assurdità: 2/5
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I BOUGHT A VAMPIRE MOTORCYCLE
[Regno Unito 1990, regia di Dirk Campbell]
Una motocicletta sfreccia nella notte, assetata di sangue: è una motocicletta vampiro, posseduta da uno spirito e carica di rancore verso chiunque le sbarri il passaggio, ma anche verso chiunque in generale. Equipaggiata in modo da rendersi inavvicinabile, con tanto di fanalino anteriore morsicante, questo prototipo di malvagità a due ruote entra a far parte di prepotenza della gloriosa tradizione dei film con villain motorizzati. I bought a vampyre motorcycle è un b-movie con tutti i crismi che non lesina sangue, effetti speciali di ben poco pregiata fattura e momenti trash indimenticabili.
Consigliato ai centauri.
Coefficiente di assurdità: 4/5
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GINSENG KING aka THREE-HEADED MONSTER
[Thailandia 1989, regia di Ru-Tar Rotar]
In questo curioso impasto horror-fantasy nato sotto il segno della stravaganza e della gommapiuma, il villain è un mostro a tre teste sputa laser, ma non è affatto il personaggio più strano ad apparire: preceduto infatti da uno spaesato zombi nazista dalle limitate capacità motorie e verbali e da una benevola creatura antropomorfa con le fattezze di una radice di ginseng, sembra far parte di una delirante versione sotto acidi de La storia infinita.
Consigliato a chi ama le cose confuse.
Coefficiente di assurdità: 5/5
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JUG FACE
[USA 2013, regia di Chad Crawford Kinkle]
Una fossa profonda, misteriosa e vendicativa esige ogni anno un sacrificio umano per garantire la protezione a un’isolata comunità rurale americana che la venera incondizionatamente. A scegliere la vittima sacrificale è un vaso in terracotta, modellato durante una trance visionaria da un membro della comunità, che riproduce il viso del fortunato prescelto. Non appena la giovane protagonista, rimasta incinta da un rapporto incestuoso col fratello, apprenderà di essere la prossima destinata alla morte, farà di tutto per evitarlo, suscitando l’ira funesta della fossa e dei suoi concittadini.
Film a basso budget ma di grande eleganza formale, Jug Face è probabilmente tra gli horror meno conosciuti degli ultimi dieci anni, nonostante l’originalità della sceneggiatura e l’intensità delle interpretazioni. Per chi si fosse appassionato all’annoso problema delle fosse assassine, esiste un altro horror, ben più scalcinato, in cui il male proviene dal profondo della terra e si allea con un bambino emarginato: The Pit del 1981 (se ne parla qui).
Consigliato a chi si vede già con un piede nella fossa.
Coefficiente di assurdità: 3/5
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UZUMAKI
[Giappone 2000, regia di Higuchinsky]
Morire a causa di una spirale che inquieta, ossessiona, fa impazzire e in definitiva uccide gli abitanti di un’intera cittadina è possibile? A quanto pare in Giappone sì. Sceneggiatura strampalata e vorticosa, tra l’incomprensibile e l’allucinato, Uzumaki racconta, in maniera singolare e sopra le righe persino per gli standard nipponici, le oscure morti provocate dalla visione delle spirali, proposte al contempo come segno, concetto ed entità.
Consigliato a chi ama le situazioni parecchio contorte.
Coefficiente di assurdità: 10/5
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IN FABRIC
[Regno Unito 2018, regia di Peter Strickland]
Il genio raffinato di Peter Strickland, già autore di quei due piccoli capolavori che sono Berberian Sound Studio e The Duke of Burgundy, ha confezionato una pellicola tutta lazzi e fronzoli. Protagonista un vestito maledetto, venduto in una misteriosa boutique d’altri tempi, che non sembra portar fortuna a chiunque lo indossi. Con taglio intelligente e ironico, ma senza mai sfociare nel trash, In Fabric riesce a farsi prendere sul serio sfoggiando un vestito killer che sembra animato di propria volontà e intrecciando nella messa in scena feticismi stilistici misti a velate critiche al capitalismo.
Consigliato a chi ama la moda vintage.
Coefficiente di assurdità: 2/5
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EXTE: HAIR EXTENSIONS
[Giappone 2007, regia di Sion Sono]
Un’immagine ricorrente nei j-horror è quella di lunghe chiome nere apparse dal nulla come manifestazione di entità malvagie. Sion Sono, in questa sua produzione minore ma comunque degna di nota, ha deciso di estremizzare il concetto – con l’intento più o meno palese e più o meno riuscito di parodizzarlo – mettendo su una storia di rancore tricologico, con protagonisti una giovane parrucchiera, un feticista dei capelli, un cadavere occultato e delle extension furiose in grado di far impazzire le malcapitate che le indossano. Per i più tradizionalisti, esiste anche un film coreano in cui le capigliature assassine non sono extension ma una parrucca vendicativa dal sordido passato: Gabal (The Wig).
Consigliato a chi segue Federico Fashion Style.
Coefficiente di assurdità: 4/5
DEAD SUSHI
[Giappone 2013, regia di Noboru Iguchi]
Uno dei cibi più amati, gustosi e difficili da preparare: il sushi riserva molte insidie, a partire dal paventato rischio di parassiti in caso di pesce non abbattuto. Ma in questa delirante pellicola giapponese, un esercito di nigiri, futomaki, gunkan e uramaki muniti di dentini affilati, forza incredibile, capacità di levitazione e moto spontaneo, attaccherà clienti e gestori dello stesso ristorante in cui vengono serviti. Esperienza visiva mistica e perfetto esempio di follia nipponica, Dead Sushi farà cambiare la percezione del più innocuo all you can eat.
Consigliato a quelli che “il pesce crudo fa male”.
Coefficiente di assurdità: 10/5
PS: A proposito di cibo assassino, pietanze killer e b-movie, per chi volesse gustare l’intero menù: esistono anche i pomodori assassini (Attack of the Killer Tomatoes, 1978), il pollo fritto assassino (Poultrygeist – Night of the chicken dead, 2006), le patate fantasma assassine (davvero) (Rumah Kentang, 2012), il gelato assassino (The Stuff, 1985) e l’omino di marzapane assassino (The Gingerdead Man, 2005).
BASKET CASE
[USA 1982, regia di Frank Henenlotter]
Film pilastro dei b-movies e punta di diamante della Troma, Basket Case entra di diritto tra i film con i villan più assurdi, avendo come protagonista un essere deforme di nome Belial che si nasconde in un cestino di vimini che si scoprirà essere il gemello siamese malformato e reciso del co-protagonista. I due fratelli commetteranno parecchi efferati delitti e daranno vita a una lunga stirpe di deformi esserini più o meno ostili, le cui vicissitudini vengono raccontate in due sequel sorprendentemente interessanti.
Consigliato a chi cerca un film per la famiglia.
Coefficiente di assurdità: 5/5
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KILLER KLOWNS FROM OUTER SPACE
[USA 1988, regia di Stephen Chiodo]
Gli alieni sarebbero una categoria a parte, di certo non inusuale, di killer, ma questo capolavoro trash degli anni Ottanta entra per direttissima nella hall of fame dei villain più assurdi per l’aspetto di tali alieni assassini, gommosi clown malefici pronto a seminare terrore e morte tra gli umani, dei quali, come da tradizione, vanno ghiotti.
( Qui la recensione completa)
Consigliato a chi nella vita si comporta da pagliaccio.
Coefficiente di assurdità: 5/5.
Per i temerari che fossero arrivati incolumi alla fine di questo lungo, ma non esaustivo elenco di killer improbabili e film assurdi e che fossero interessati ad approfondire l’argomento, consiglio l’edificante lettura di “Guida ai 150 villains più assurdi del cinema horror (e non solo)” .
E chiunque volesse segnalare nei commenti ulteriori villain assurdi non presenti in questa lista è il benvenuto.
Sto leggendo i riassunti di tutti i film che indichi, e posso solo dire: che meraviglia! 🙂
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In effetti credo sia la lista più divertente che abbia mai stilato. 🙂
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