Synchronic è il terzo film prodotto senza troppi clamori a cavallo tra il 2019 e il 2020 dall’inseparabile duo statunitense Justin Benson-Aaron Moorhead.
Insieme ai precedenti Resolution (2012) e The Endless (2017), Synchronic forma una trilogia geniale e atipica in cui ognuna le pellicole apparentemente svincolate tra loro, sono profondamente interconnesse attraverso una serie di intrecci e rimandi, a formare un piccolo universo di matrice mistico-lovecraftiana tutto da scoprire.
[Attenzione: da qui in avanti troverete spoiler rilevanti sulla trama]
Quando si ha a che fare con i film di Benson e Moorhead e con il mondo che hanno creato, è sempre bene riprendere il discorso da dove lo si è lasciato e compiere il primo di una serie di salti (indietro e avanti) nel tempo, individuando le tappe, o le fasi, di un progressivo e pericoloso avvicinarsi alla conoscenza del divino attraverso esperienze sconvolgenti.
La prima tappa è Resolution, pellicola del 2012 dal budget davvero modesto ma di buona fattura che mostra le peculiari disavventure di due amici, reclusi in una casa occupata nei meandri del deserto californiano, uno in crisi di astinenza da droga, l’altro intenzionato ad aiutarlo a lasciarsi alle spalle la dipendenza. Circondati da personaggi più o meno ostili che fanno capolino di quando in quando, i due si rendono conto di essere sotto gli occhi di qualcuno – o qualcosa – di invisibile e intangibile, che comunica con loro inviando fotografie, pellicole e filmati paradossali, frammenti di scene accadute proprio lì e proprio a loro un attimo prima, riprese da un cameraman inesistente, o brevi flashforward proiettati nel futuro imminente, con un ritmo via via più serrato e angosciante che relega i due a meri personaggi di una storia, impegnati a modulare un finale soddisfacente per la misteriosa entità come unico scopo di vita e costretti a drastiche risoluzioni.
Ignorata per lo più dai radar e rimasta silente per i successivi cinque anni, la pellicola di Resolution acquista maggiore senso con The Endless, rocambolesco e intenso pastone sci-fi con protagonisti due fratelli (interpretati dagli stessi registi) in cerca del proprio passato all’interno di una bizzarra comune chiamata Camp Arcadia, una setta devota a una misteriosa entità e situata nei meandri del deserto californiano. Dopo aver assistito a una serie di avvenimenti inspiegabili, i due realizzano di trovarsi all’interno di un territorio governato dal capriccio di un dio voyeur mosso da sadiche ambizioni registiche, nel quale gli esseri umani vengono intrappolati in loop temporali che durano pochi secondi, qualche ora, una manciata di giorni o alcuni anni. Alla fine del loop, chi vi è dentro muore. Per tornare indietro nuovamente in un ciclo di eterno ritorno. Si realizza finalmente come i due protagonisti di Resolution facciano parte di uno dei tanti loop dell’orrore. (Qui è possibile leggere la recensione completa di The Endless).
La terza e (per ora) ultima tappa è quella di Synchronic. Ambientata in una New Orleans che nulla sembrerebbe aver a che fare con gli strampalati luoghi delle due storie precedenti, la pellicola mostra i prodigiosi effetti della droga “Synchronic”, ottenuta dalla sintesi di un rarissimo fiore rosso coltivato, nemmeno a dirlo, soltanto nei meandri del deserto californiano. Lo stesso fiore rosso che appare di sfuggita nel primo film, e che nel secondo, quando fumato permette di visualizzare chiaramente i confini delle zone interessate dai loop temporali. Venduta legalmente come designer drug, Synchronic permette ai giovani che la assumono di compiere un viaggio di alcuni minuti nel tempo, piombando in un momento casuale del passato che per molti di loro si rivelerà fatale: tra guerre, devastazioni, saccheggi e tumulti, le chances di beccarsi una sciabolata, una freccia in corpo, di cadere nel vuoto o di ritrovarsi nel bel mezzo di un conflitto bellico sono parecchio alte. Così, quando la giovane Brianna scompare nel nulla durante un festino universitario, le ricerche condurranno dritte alla droga e ai suoi incredibili e incontrollabili effetti: sarà l’amico di famiglia Steve, un paramedico già testimone degli effetti sconcertanti di Synchronic, a testarne il funzionamento e ad avventurarsi sempre più pericolosamente nel passato, incappando di volta in volta nel peggiore scenario possibile per un afroamericano nello stato della Louisiana, minacciato da colonizzatori, schiavisti, invasati del Ku Kluz Klan e via discorrendo. E giungendo alla conclusione che il passato fa davvero schifo, soprattutto se non sei bianco.
A differenza di Resolution e The Endless, Synchronic non è circondato da quell’aura di mistero e terrore ancestrale dei primi due film e tende a semplificarsi parecchio in termini di racconto, concentrandosi sul pathos e sull’impatto emotivo della vicenda sui protagonisti. Gode di un budget più generoso rispetto alle precedenti produzioni, sfruttato ottimamente con un cast all’altezza del compito, una grande attenzione al sonoro e a soluzioni visive raffinate, ma rimane fedele all’idea di non strafare, di non cedere a certa dozzinale spettacolarità. La narrazione è scorrevole ma ridotta ai minimi termini, il meccanismo non si inceppa ma funziona senza destare l’interesse che meriterebbe.
Ciononostante, l’idea del viaggio nel tempo “indotto” spalanca la porta su tematiche interessanti come la dipendenza patologica dal passato come espressione di rifiuto di un presente ricco di insoddisfazioni, la necessità di evasione in un altrove che in realtà è un altroquando, l’interconnessione tra passato, presente e futuro dell’umanità sotto il minimo comune denominatore della violenza verso gli oppressi, della rabbia distruttrice e della paura.
Nell’universo di Benson e Moorhead, con una metafora che appare finalmente di facile interpretazione, l’uomo compie un progressivo cammino di conoscenza del divino: dapprima (Resolution) si accorge di non essere solo e di essere semplicemente una pedina nelle mani dell’entità più forte, mettendo in discussione tutte le proprie certezze; poi (The Endless) si piega al volere dell’entità, decidendo di venerarla in un culto annullatore e di perorarne in qualche modo la causa; infine (Synchronic), tenta in maniera superba di emularne le capacità, sostituendosi addirittura all’entità in maniera distorta attraverso l’uso di una sostanza e non ottenendo altro – come facilmente prevedibile – che dolore, morte e distruzione.