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[Recensione] Incident in a Ghostland: fenomenologia del plot twist laugeriano

In principio era Martyrs, anzi no: quando il registra francese Pascal Laugier regalò al cinema horror la sua pellicola più famosa e controversa non era certo al suo esordio, né quella poteva fregiarsi del titolo di prima opera legata alla corrente del nuovo estremismo francese. Martyrs è stato però il suo film più famoso e memorabile, asceso per direttissima all’Olimpo dei film-che-forse-non-avete-ancora-visto-ma-che-dovreste-assolutamente-recuperare grazie a quel delicato insieme di dolore e paura attraversato da lontani echi di torture porn ed exploitation ammantati da un’aura metafisica.
Ma il punto di partenza per parlare di Laugier e del suo ultimo film, Incident in a Ghostland non dev’essere l’impossibile confronto con Martyrs o la conta delle differenze tra pellicole, quanto l’individuazione dei denominatori comuni di ogni suo lavoro: la sofferenza umana declinata con pazienza e dedizione in tutti i modi possibili e l’irresistibile richiamo del plot twist.

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[Recensione] Pyewacket, non disturbare il famiglio che dorme

Come risolvere una crisi familiare provocata da una morte improvvisa, esacerbata da un lutto mai elaborato e scandita dagli squilibri di una madre alcolizzata e dai disagi adolescenziali di una figlia col pallino dell’occulto? Evocando un demone, è chiaro.

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[Recensione] Les Affamés: il Quebec dei morti viventi

Per chiunque si sia mai chiesto come possa funzionare un’epidemia zombi nelle zone rurali più isolate del Quebec, arriva a gamba tesa una produzione Netflix che, tra cliché e stilemi del genere fedelmente riproposti e interessanti incursioni surrealiste, racconta la fine del mondo attraverso le peripezie campagnole di alcuni sopravvissuti in lotta per la vita: Les Affamés di Robin Aubert.

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[Recensione] The Void, ecco come ti omaggio Carpenter

Al pronto soccorso, si sa, accadono le cose più strane. La sala d’attesa diventa spesso luogo di ritrovo delle anime in pena, dei matti, dei malati veri e di quelli immaginari. Diciamolo: nei triage tira una brutta aria e basta poco per aumentare il disagio di tutti.

Immaginate quanto possa essere spiacevole quindi trovarsi in un vecchio ospedale semideserto in procinto di essere dismesso, con il personale ridotto all’osso, un misterioso gruppo di individui in tunica minacciosamente appostati fuori a impedirvi di uscire e alcuni mostruosi conglomerati semoventi di carne che fanno capolino dalle stanze e dai corridoi a impedirvi di restare.

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[Recensione] Yoga Hosers, paura e delirio in Canada

Per qualche ragione, esiste una nutrita filmografia horror sui nazisti, al di là dell’ambito storico o documentaristico. Ci sono centinaia di film che propongono nazi in tutte le salse: possono essere zombie o feroci cannibali, possono nascondersi al centro della Terra o in una stazione segreta della Luna, sono spesso ridicoli e i loro malefici piani di conquista del pianeta destinati a fallire miseramente.

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It stains the sands red: la follia della donna ci salverà

Si dice le disgrazie non arrivino mai da sole e si snodino sinuose lungo il corso accidentato delle nostre vite balorde seguendo il principio dell’accumulo, o del “chiù simm e chiù belli parimm”. Perché se essere una ragazza madre cocainomane vestita in abiti animalier non coordinati (brrr…) in fuga da un’epidemia zombie, costretta a vagare a piedi per giorni nel deserto inseguita da un morto che cammina, sola, disidratata e in costante pericolo non fosse abbastanza, a peggiorare il tutto, come da tradizione, arriva la ciliegina sulla torta: il ciclo mestruale.

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Antibirth: la dolce attesa è un po’ un trip

La gravidanza è una gran gioia e una benedizione dal cielo il più delle volte, ma può anche rivelarsi un’esperienza terrificante. Specialmente se è indesiderata, accompagnata da strane visioni e da un progresso insolitamente rapido della gestazione.

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