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[RECENSIONE IN ANTEPRIMA] THE LODGE DI SEVERIN FIALA E VERONIKA FRANZ

Dopo aver stupito e centrato nel segno con il bellissimo “Goodnight Mommy” (Ich seh, Ich seh), i registi austriaci Severin Fiala e Veronika Franz ci provano ancora con “The Lodge“, un horror psicologico nuovamente a base di ragazzini problematici, nuovamente ambientato all’interno di una casa glacialmente austera, nuovamente basato sull’effetto sorpresa e quindi terribilmente prevedibile.

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[Recensione] Climax: la paura vien danzando

Si possono dire tante cose di Gaspar Noรฉ, tranne che non sia un tipo determinato e di parola: ciascun titolo dei film del regista argentino contiene una promessa o un’anticipazione su quel che accadrร  all’interno della pellicola e il suo ultimo Climaxย – proiettato in anteprima al Milano Film Festival 2018 – non รจ da meno. Giร  a partire dal titolo, che riconduce all’idea di aumento progressivo inesorabile, e giร  a partire dai primi minuti, subito dopo un autoreferenziale salto di montaggio con mostra della scena finale seguita dai titoli di coda e ritorno al principio del film, un po’ a la Irrรฉversible,ย per intenderci. Siamo al cospetto di un horror in cui accadranno fatti terribili e questo, Noรฉ, vuole che sia ben chiaro sin dal principio.
La sinossi di Climax รจ piuttosto semplice: un gruppo di ballerini, appena selezionati a un casting, festeggiano insieme l’inizio di un nuovo grandioso progetto (del quale non sapremo nรฉ vedremo praticamente nulla) bevendo sangria e ballando in free style, finchรฉ non si accorgono di aver assunto una grossa quantitร  di droga, occultata nel vino. Gli effetti inaspettati della sostanza sconvolgono il gruppo, che cede alla paranoia e agli istinti piรน bassi in un crescendo di terrore e violenza. Molta violenza. Dal pestaggio collettivo al suicidio, dall’aborto a suon di calci alla morte per fulminazione, dallo stupro all’incesto, dalla combustione all’assideramento: quello di Climax sembra un budello infernale in cui ognuno va incontro a un terribile destino, senza sapere perchรฉ, a passo di danza, in un non-luogo in cui i corridoi conducono al terrore e gli atti estremi hanno come sottofondo un’ottima colonna sonora.

Proprio durante le scene iniziali, Noรฉ fornisce indizi ben precisi allo spettatore su ciรฒ che accadrร  a breve e sul tipo di film al quale sta per assistere: persino – ma รจ un dettaglio che si puรฒ intuire piรน facilmente a posteriori e che, secondo il regista, strizzerebbe l’occhio alla tradizione del giallo all’italiana – chi sia l’effettivo colpevole della somministrazione occulta di sostanze stupefacenti nella sangria incriminata. Ma sono i tanti titoli di film, disposti in maniera assolutamente non casuale a fianco di un vecchio televisore che trasmette le registrazioni dei provini, a rivelare che Climax sarร , innanzitutto, un film horror.

Climax di Gaspar Noe

A far bella mostra di sรฉ,ย Suspiria di Dario Argento nel suo annus mirabilis: un collegamento ideale quasi obbligatorio, almeno per l’ambientazione, per la presenza di danzatori in una scuola, di nottate infernali e di colori intensi e vibranti. Poi c’รจ Possession di Zulawski, esplicitamente citato nella famosa scena di invasamento che viene riproposta in maniera piuttosto fedele nei movimenti convulsi e nelle urla dissociate di una ballerina in preda al delirio lisergico. E poi ancora c’รจ Dawn of the Dead di Romero, perchรฉ i protagonisti sotto effetto della droga diverranno piano piano simili a zombi privi di coscienza, dai movimenti automatizzati. E come non menzionareย Angst di Gerald Kargl eย Salรฒ di Pasolini per l’escalation di violenza, bestialitร  e sadismo che ritroviamo (privi perรฒ di qualsiasi sottotesto socio-politico) anche in Climax?

Citazionismo a parte, Noe ci regala un’ora e trentacinque minuti di intenso e ammaliante spettacolo visuale, a partire dalla lunga e sensualissima scena del ballo sulle note di “Supernature” di Cerrone (prego), un’orgia danzante dal retrogusto pornografico perfettamente studiata e coreografata, le cui mosse vengono poi perรฒ ripetute in maniera sempre piรน parossistica, incontrollata e deforme con l’aumentare della paranoia e del degenero. La regia รจ solida e sicura di sรฉ e il controllo dei movimenti della macchina da presa, delle luci e dei colori, praticamente un marchio di fabbrica di Noรฉ, fanno da contrappunto a una recitazione volutamente minimale, basata sull’improvvisazione e su una sceneggiatura ridotta all’osso, come a voler dire che l’energia sprigionata dal dolore, dalla rabbia e dalla paura quando si perde il controllo รจ incontenibile, proprio come i movimenti di chi ne รจ attraversato. Sfidando sรฉ stesso nel realizzare un film in pochi mesi che fosse al contempo un horror con velleitร  artistiche, una provocazione, una buona pellicola e un prodotto adatto a Cannes, Gaspar Noรฉ con Climax ha mantenuto la promessa su tutta la linea, senza deludere (quasi) nessuno. Chapeau.

 

[Recensione] Incident in a Ghostland: fenomenologia del plot twist laugeriano

In principio era Martyrs, anzi no: quando il registra francese Pascal Laugier regalรฒ al cinema horror la sua pellicola piรน famosa e controversa non era certo al suo esordio, nรฉ quella poteva fregiarsi del titolo di prima opera legata alla corrente del nuovo estremismo francese. Martyrs รจ stato perรฒ il suo film piรน famoso e memorabile, asceso per direttissima all’Olimpo dei film-che-forse-non-avete-ancora-visto-ma-che-dovreste-assolutamente-recuperare grazie a quel delicato insieme di dolore e paura attraversato da lontani echi di torture porn ed exploitation ammantati da un’aura metafisica.
Ma il punto di partenza per parlare di Laugier e del suo ultimo film, Incident in a Ghostland non dev’essere l’impossibile confronto con Martyrs o la conta delle differenze tra pellicole, quanto l’individuazione dei denominatori comuni di ogni suo lavoro: la sofferenza umana declinata con pazienza e dedizione in tutti i modi possibili e l’irresistibile richiamo del plot twist.

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[Recensione] Unsane: io sto bene, io sto male

Non sarร  certo il primo nรฉ tanto meno l’ultimo, ma Steven Soderbergh con il suo nuovo film Unsane, girato interamente con un iPhone, dimostra ancora una volta che le dimensioniย  (della videocamera) non contano, รจ importante come la si usa. E ancora di piรน contano le idee, soprattutto se si realizza un horror psicologico dall’ambientazione scarna, tutto occhi sgranati e straniamento.

[Attenzione: di seguito, spoiler rilevanti sulla trama]

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