Un film su un film dentro un film che parla di un film. Di zombie. Le premesse di One cut of the Dead – la comedy horror giapponese di Shin’ichirô Ueda uscita in Italia col titolo di Zombie contro Zombie – sono ottime: l’esecuzione è geniale e la trama, apparentemente semplice, è in realtà una pantagruelica matrioska cinematografica in cui cast, troupe e maestranze si scambiano più volte i ruoli in un esaltante gioco di specchi di estrema difficoltà tecnica.
Zombie contro zombie esordisce con un piano sequenza di ben trentasette minuti nel quale gli attori di un film horror di serie b, durante una pausa dalle riprese in un misterioso luogo abbandonato, vengono aggrediti dai morti viventi e provano a salvarsi, mentre il regista, un invasato che li tiranneggia al motto di “non interrompere le riprese!”, ordina al cameraman di continuare a filmare l’attacco imprevisto, estorcendo ai protagonisti del film quel realismo interpretativo che non era riuscito a ottenere prima. Fine.
Cioè, fine del film dentro al film che parla di un film, sia chiaro. Perché poi inizia il vero film, quello sul film: è più complesso spiegarlo che guardarlo.
Nella seconda parte della pellicola, la più lunga e geniale, assistiamo al dietro le quinte di quel lunghissimo piano sequenza, e scopriamo che il regista e la troupe sono stati ingaggiati da un network televisivo per mettere in scena un (finto) reality show in diretta, con protagonisti gli attori di un film horror di serie b che vengono attaccati da (veri, ma finti) zombie durante le riprese. E dato che il budget a loro disposizione è piuttosto limitato, che accadono parecchi imprevisti e defezioni e che le riprese non possono essere interrotte per nessun motivo, il regista Higurashi è costretto a improvvisare e trovare soluzioni creative per la buona riuscita della trasmissione: il fonico completamente ubriaco viene truccato da zombie e manovrato dal basso, mentre tra una vomitata e l’altra diviene un mostro dai movimenti sconnessi; il braccio mobile della telecamera si rompe costringendo tutti a crearne uno nuovo, tra molte peripezie; due attori dispersi vengono sostituiti all’ultimo istante, e via discorrendo. Il tutto, mentre la telecamera continua a girare e mentre noi vediamo i cameraman, gli assistenti, i truccatori freneticamente immersi nel loro lavoro.
La ciliegina sulla torta arriva però dopo il finale, quando assieme ai titoli di coda, attraverso le riprese di backstage (quello reale, stavolta), vediamo i veri cameraman riprendere i finti cameraman che riprendono gli attori che fingono di stare lavorando a un film.
Sembra una visione complessa, eppure non lo è affatto: Zombie contro Zombie ha poco (e nulla) di horror ma tanto, tantissimo brillante metacinema, ben amalgamati sotto le spoglie di una commedia a gestione familiare. Per chi ama il cinema di genere e il lavoro quasi artigianale che ancora lo contraddistingue, si tratta di una pellicola imperdibile. Per i profani, è una commedia divertente, leggera e ben realizzata. Non sorprenderà quindi la gran quantità di riconoscimenti ottenuti ai festival, il successo di pubblico e addirittura il passaggio in sala nei cinema italiani lo scorso novembre. Tutto più che meritato.