Sarà per quell’aria un po’ romantica e al contempo squallida che hanno spesso i treni e i loro viaggiatori; sarà che si tratta di un mezzo di locomozione ideato in un periodo – solo apparentemente lontano nel tempo – in cui l’uomo iniziava ad assaporare i primi sentori di crisi esistenziale e a mettere in discussione i rassicuranti paradigmi di una vita scandita da ritmi lenti e da spostamenti a breve percorrenza, seminando i germogli dell’ormai arcinota inquietudine contemporanea destinata a divenire una fedele compagna di viaggio; sarà che tra binari, carrozze e gallerie si respira da sempre un’aria di vaga angoscia da fuggiaschi e che un perfetto sconosciuto si trasforma di fatto, per un lasso di tempo più o meno breve, in un compagno di viaggio vicino, a volte fastidiosamente intimo, col quale condividere parte del proprio destino. Sarà per tutti questi motivi che esiste una filmografia horror su treni, stazioni, tunnel e metropolitane piuttosto nutrita, con l’aria cupa dei vagoni e il suono di stridori e ruote sui binari come sfondo perfetto per vicende agghiaccianti.
Ecco quindi una selezione dei migliori, dei peggiori e dei più introvabili film horror ambientati sui treni, secondo Horror Vacui. Sono film fortemente consigliati, inutile dirlo, a tutti i pendolari.
NIGHT TRAIN TO TERROR
[USA 1985, registi vari]
Dio e Satana discutono, a bordo di un treno diretto chissà dove, dell’eterno conflitto tra il bene e il male e del destino di alcune persone le cui vite sono state segnate da eventi orribili e malvagi: un uomo che sotto ipnosi rapisce, tortura e smembra alcune donne; una coppia che finisce invischiata in un curioso club della morte tra amici, in cui si gioca a rischiare la morte in maniera creativa; un adepto di Satana a cui la situazione sfugge di mano e che viene richiamato all’ordine dalle stesse forze del male. A fare da intermezzo tra un racconto e l’altro, un gruppo di ballerini e musicisti in abbigliamento sportivo che cantano e ballano una canzonetta spensierata tipicamente anni Ottanta che nulla, ma davvero nulla, ha a che fare con gli eventi mostrati. Night Train to Horror è un’antologia i cui tre segmenti sono stati tratti da altrettanti b-movie dello stesso periodo e che propone effetti speciali a base di mostri, insetti giganti, corpi smembrati e demoni in plastilina, gloriosamente animati in stop motion.
TERROR TRAIN
[Canada 1980, regia di Roger Spottiswoode]
Festeggiare la fine dell’anno con un festino in maschera a bordo di un treno appositamente noleggiato e con David Copperfield in persona (proprio lui!) a intrattenere con spettacoli di illusionismo dev’essere sembrata un’idea eccelsa a un gruppetto di boriosi collegiali americani sempre in vena di scherzi, a volte eccessivi, verso i compagni. E invece su quel treno, già dal fischio del capotreno in partenza, è in corso una vendicativa mattanza che colpirà uno dopo l’altro alcuni studenti. Tra i protagonisti, una giovanissima Jamie Lee Curtis reduce del primo Halloween e nuovamente nelle vesti della final girl.
TRAIN TO BUSAN
[Corea del Sud, 2016 – regia di Sang-ho Yeon]
Se esplodesse un’epidemia zombi in città, improvvisamente l’idea di trovarsi a bordo di un treno in corsa, diretto lontano, non sarebbe poi così male. Se non fosse che il contagio si è diffuso anche a bordo. Train to Busan è una geniale variante dell’apocalisse zombie, che affianca all’horror una fitta trama di buoni sentimenti, onorevoli sacrifici e drammi familiari che vanno avanti per ben due ore, con quei ritmi densi e al contempo estremamente lenti tipici del migliore cinema sudcoreano.
L’ULTIMO TRENO DELLA NOTTE
[Italia 1975, regia di Aldo Lado]
Due giovani studentesse, Lisa e Margareth, salgono a bordo di un treno che da Monaco le condurrà a Verona, per trascorrere le feste natalizie insieme alla famiglia. Il treno è pieno di gente: famigliole di immigrati, turisti, uomini d’affari e Blackie e Curly, due delinquenti saliti a bordo per sfuggire a un inseguimento della polizia. Dopo qualche interazione, le ragazze finiscono col trovarsi in carrozza proprio con i due delinquenti e con una bellissima donna, ben vestita e curata nell’aspetto, che si rivelerà ben presto una ninfomane sadica armata delle peggiori intenzioni. Inizia così una crudele mattanza scandita da stupri, torture e vessazioni psicologiche in uno dei viaggi più violenti e angoscianti della storia del cinema. L’ultimo treno della notte è un rape & revenge difficile da dimenticare, in cui la portata claustrofobica dell’ambientazione in corridoi e cuccette, insieme al senso di timoroso disagio tipico della condivisione degli spazi con degli sconosciuti e l’isolamento del mezzo in corsa sui binari sono elementi fondanti – e non mera location – della pellicola.
THE MIDNIGHT MEAT TRAIN (Prossima fermata: l’Inferno)
[USA 2008, regia di Ryûhei Kitamura]
Un ambizioso fotografo tenta di sfondare come reporter iniziando a immortalare quanto di più vero e interessante le strade di New York durante la notte riescano a offrire. Tra una scena di degrado e l’altra, s’imbatte in un macellaio che, dopo lavoro, è solito prendere l’ultima metropolitana della notte e uccidere brutalmente i passeggeri che gli capitano sotto tiro. Il movente alla base degli omicidi perpetrati con devota puntualità dal serial killer sarà parecchio sorprendente.
HOWL
[Regno Unito, 2015 – regia di Paul Hyett]
Un treno notturno si ferma nel bel mezzo della corsa per un guasto non meglio precisato, con sommo disappunto dei passeggeri. Per una sfortunata coincidenza, i binari su cui si è fermato il treno attraversano una foresta in cui dimorano alcuni lupi mannari affamati, che vedono l’arrivo del convoglio come una gradita cena a domicilio gratis durante il plenilunio.
Howl è uno dei migliori film a tema licantropia degli ultimi anni, che sfrutta al massimo il potenziale offerto dall’ambientazione sul treno.
REDEU-AI AKA RED EYE AKA DEATH TRAIN: BINARIO MORTO
(Corea del Sud 2005 – regia di Dong-bin Kim)
Al suo primo turno di lavoro come hostess di treno, la giovane Oh Mi-Sun si trova a dover fronteggiare un picaresco e apparentemente interminabile viaggio in notturna, durante il quale si verificheranno episodi sempre più inquietanti legati al ricordo di un incidente accorso molti anni prima in quegli stessi vagoni e su quegli stessi binari. Tra passeggeri fantasmi, morti improvvise e mostruose visioni, il destino di Oh Mi-Sun e degli altri passeggeri sembra convergere verso un’ignota meta finale. Curiosità: il titolo originale Redeu-ai è la traslitterazione di “red-eye”, che in inglese e americano indica voli e treni che viaggiano durante la notte, alludendo all’affaticamento oculare notturno che porta al l’infiammazione dei capillari nella sclera e il suo conseguente arrossamento. The more you know…
END OF THE LINE
[Canada 2008, regia di Maurice Devereaux]
Riuscire a prendere la metropolitana in tempo per l’ultima corsa della notte dovrebbe essere un sollievo, eppure per l’infermiera Karen, di ritorno dall’ennesimo estenuante turno al reparto psichiatrico, si rileverà un’esperienza terribile. Ad alcune allucinazioni sopraggiunte lungo il viaggio – forse dovute allo stress, forse a qualcos’altro – si aggiungerà infatti un pericolo molto più concreto: la presenza a bordo di alcuni fanatici di una setta religiosa, armati di crocifissi-pugnale e convinti che per liberare le anime e risparmiarle all’Armageddon sia necessario uccidere i non credenti. Questa sorprendente produzione indipendente candese propone un horror ben confezionato che è un vero e proprio treno in corsa, in cui accade un po’ di tutto con buon equilibro tra le componenti (paranormale, psicologica e sanguinolenta) ma che – cinematograficamente parlando – corre spedito verso il capolinea e non deraglia mai dai binari.
DEATH LINE (aka”Raw Meat” aka “Non prendete quel metrò!”)
[Regno Unito, 1972 – regia di Gary Sherman]
Tra le fermate di Holborn e Russel Square della metropolitana di Londra accade qualcosa di strano: di tanto in tanto, qualcuno scompare placidamente nel nulla. Quando a sparire è però un alto funzionario pubblico, a indagare sulle scomparse saranno un ben poco entusiasta detective di Scotland Yard, una coppia di giovani – testimoni accidentali di una scomparsa – e addirittura i servizi segreti britannici. A quanto pare, nei i tunnel sotterranei di Londra accade qualcosa di terribile e qualcuno vi si aggira per collezionare vittime, complici la presenza di binari morti, vecchie gallerie in disuso e della stazione fantasma di Aldwych.
CREEP – Il chirurgo
[Regno Unito, 2004 – regia di Christopher Smith]
Pur in assenza di un esplicito collegamento diretto, può essere considerato un evitabile reboot di Non aprite quel metrò: medesima location, medesima storia di persone scomparse tra vecchi binari dimenticati della metropolitana londinese. Cambia vagamente il personaggio del villain, qui impersonato da un folle subumano specializzato in torture di tipo medico-chirurgico.
In alternativa, c’è lo statunitense STAG NIGHT del 2008, diretto da Peter A. Dowling: ambientato questa volta nei meandri più lerci della metropolitana di New York, propone le medesime dinamiche di persone misteriosamente scomparse dall’ultimo treno della notte, questa volta con la variante di un intero nucleo sociale di neo-cannibali stabilitisi placidamente nel sottosuolo.
DR TERROR’S HOUSE OF HORROR (aka “Le cinque chiavi del terrore”)
[Regno Unito, 1965 – regia di Freddy Freddis]
Cinque uomini distinti si trovano a condividere una singolare esperienza in treno quando nel loro scompartimento entra un misterioso e carismatico individuo che, tarocchi alla mano, legge e racconta qualcosa del loro passato, presente e futuro. Riuscendo a impressionare un po’ tutti per l’esattezza delle previsioni. Ognuna delle letture dell’uomo diventa dunque il segmento di un racconto antologico in cui il viaggio e la destinazione finale del treno fanno da collante.
I TRE VOLTI DEL TERRORE
[Italia, 2004 – regia di Sergio Stivaletti]
Il titolo ricorda “I tre volti della paura“, ma lo svolgimento ricorda il sopracitato “Le cinque chiavi del terrore“. In ogni caso, questo horror antologico ambientato su un treno, che tra lupi mannari, maledizioni etrusche, scienziati pazzi, scarnificazioni e mostri della palude racconta le terrificanti visioni del futuro apparse a tre passeggeri approcciati da un misterioso ipnotista, non è decisamente un capolavoro ma si riscatta per ragioni affettive: è colmo di citazioni, omaggi e richiami a film horror storici; alla regia c’è Sergio Stivaletti, nostro glorioso effettista (e si vede); e poi fanno una fulminea comparsa in dei camei alcuni mostri sacri come Lamberto Bava e Claudio Simonetti.
DIGGERY (aka “Diggers”)
[Russia, 2016 – regia di Tikhon Kornev]
Proprio come nella Londra di “Non prendete quel metrò“, anche a Mosca può capitare di essere inghiottiti nel nulla dopo aver preso la metropolitana. A seguito della scomparsa di alcune persone, due giovani si avventurano tra i tunnel nascosti nelle profondità urbane per ritrovare i loro amici, con l’aiuto di un digger esperto, ossia di un esploratore urbano specializzato nei percorsi sotterranei dell’area moscovita (succede realmente, se ne parla qui). Con sommo e crescente raccapriccio, i due realizzano di aver imboccato un tunnel senza via d’uscita, e di essere inseguiti da qualcuno – o qualcosa – che non darà loro scampo. La messa in scena regge abbastanza bene, considerato il basso budget con cui è realizzata, e una narrazione piuttosto ambiziosa strutturata su flashback e parallelismi con tanto di sorpresa finale.
PANICO EN EL TRANSIBERIANO (aka “Horror Express”)
[Spagna/Regno Unito, 1972 – regia di Eugenio Martín]
Un antropologo britannico ha scoperto in Manciuria la mummia congelata di un uomo primitivo che potrebbe essere l’anello mancante e decide senza indugio di portare con sé il ritrovamento all’interno di una grossa cassa, per condurlo in Europa a bordo della Transiberiana. Sfortunatamente all’interno della mummia dimora uno spirito primordiale in grado di impossessarsi dei corpi altri. Pellicola d’atmosfera molto suggestiva.
Fuori dai binari: i peggiori horror sui treni
IL TRENO aka “Beyond the door III” aka “Amok Train”
[Italia-Jugoslavia, 1990 – regia di Jeff Kwitny]
Nonostante il disperato tentativo di salvare il salvabile con un titolo clickbait antelitteram quale Beyond the Door III, come a lasciare intendere una connessione (inesistente) con “Chi sei” ovvero Beyond the Door di Assonitis e con “Shock” ovvero Beyond the Door II di Bava, questa disastrosa produzione italo-jugoslava propone le sventure accorse a un gruppo di studenti americani in trasferta nei Balcani per una vacanza-studio presso un piccolo villaggio sperduto in cui sta per celebrarsi un antico rituale. L’idea è di assistere al rito per conoscere il folklore locale, ma gli abitanti del villaggio prendono l’invito un po’ troppo letteralmente imbastendo un piccolo sterminio sacrificale di gruppo. Gli studenti provano a sfuggire alla morte salendo a bordo di un treno intercettato per pura coincidenza, andando però incontro a innumerevoli altre disgrazie. Ad azioni prive di senso e dialoghi da scuole elementari si alternando momenti di puro surrealismo, il cui apice è rappresentato dal miracoloso, ostinato e inarrestabile proseguire della corsa del treno pur in assenza dei binari, sulla superficie di un lago.
TRAIN
[USA, 2008 – regia di Gideon Raff]
Un gruppo di giovani statunitensi (di nuovo) in trasferta nell’Europa dell’est (ovviamente) si fa intortare da perfetti sconosciuti (come sempre) e sale a bordo di un treno diretto in Ucraina per poter fare ritorno in patria. Ma il treno in questione non è altro che una lunghissima stanza delle torture su rotaie, in cui si pratica l’estrazione coercitiva su soggetti ancora vivi e in assenza di anestesia, standard igienici e metodologie scientificamente accurate degli organi altrui, con il nobilissimo fine di trapiantarli a gente del luogo che ne abbisogna urgentemente. Sembra uno spin off (fatto male) di Hostel con l’ingerenza di una delirante bioetica.
NIGHT TRAIN
[USA 2009 – regia di Brian King]
Un treno, in traversata notturna durante una tormenta di neve, accoglie a bordo un misterioso passeggero che spira di punto in bianco, lasciando una curiosa scatola il cui contenuto sembra condurre alla follia. A custodirla, per poi contendersela in un’escalation di violenza e follia, saranno due passeggeri e il capo treno, realmente ignari di ciò che quella scatola rappresenti. A penalizzare il film non è tanto il fatto che la scatola in questione sia una specie di Macguffin privo di senso o che l’intera vicenda sembri ambientata in un treno fuori dal mondo, dal tempo e dalla realtà, ma che la sceneggiatura sia impastata tanto male da rendere irrecuperabile l’interpretazione affidata a tre buoni attori (Danny Glover, Leelee Sobieski, Steve Zahn) che sembrano essersi trovati quasi per sbaglio sul set.
SNAKES ON A TRAIN
[USA, 2006, regia dei “Mallachi brothers”]
Una giovane donna messicana colpita da un’antica maledizione Maya viaggia come clandestina su un treno diretto a Los Angeles, nella speranza di incontrare uno sciamano che possa guarirla dal male che l’affligge: all’interno del suo stomaco spuntano infatti dei serpenti vivi, che lei espelle vomitandoli a intervalli regolari di circa quindici minuti l’uno dall’altro. Ad accompagnarla c’è il fratello, che responsabilmente raccoglie i serpenti in comodi orci di vetro onde evitare che si disperdano in giro per il treno. I guai iniziano quando altri clandestini, ignari del pericolo, iniziano a molestare pesantemente i due fratelli, causando la dispersione di serpi aggressive e velenose a bordo. Film grottescamente brutto, è un crescendo di assurdità e scene mal recitate che tocca l’apice con una trasformazione finale in serpente gigante mangia-treni.
CHUM THAANG ROT FAI PHII (aka “Train of the dead”)
[Thailandia, 2007 – regia di Sukhum Mathawanit]
Una gang di criminali dalle capacità praticamente nulle è in fuga da una disastrosa rapina andata male. Rifugiatisi in un treno dopo aver, nell’ordine: lasciato indietro una complice; investito delle persone in maniera gratuita; fatto esplodere un negozio; preso un giovane in ostaggio, i nostri criminali si accorgono che a bordo dei vagoni c’è una moltitudine festante e apparentemente ricca. Quale occasione più ghiotta per derubare i passeggeri? Peccato che si tratti di anime dei defunti in viaggio verso il giudizio finale. Questa sgangherata produzione thailandese non ha punti di forza e spicca per la mimica eccessiva e disturbante degli attori, effetti speciali di pessima fattura e un’escalation interminabile di assurdità metafisiche.
Può capitare di perdere il treno: i film introvabili
Solo una rapida menzione per tre titoli introvabili, tre film mai visti: il coreano Horror express (공포특급) del 1994, lo spagnolo Terror en el tren de la medianoche e l’ancora inesistente trasposizione cinematografica del videogioco post-apocalittico Metro 2033, che potrebbe vedere la luce nel 2022.